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accedi a facebook della moglie contro la sua volontà

Accedi a Facebook per spiare una persona contro la sua volontà integra il reato di accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico

ART 615 ter codice penale leggi tutto

1 comma : Chiunque abusivamente si introduce in un sistema informatico (computer, smartphone…) o  (sistema di apparecchiature informatiche) protetto da misure di sicurezza ovvero vi si mantiene contro la volontà espressa o tacita di chi ha il diritto di escluderlo, è punito con la reclusione fino a tre anni.
Nel caso previsto dal primo comma il delitto è punibile a querela della persona offesa; negli altri casi si procede d’ufficio.

QUANDO SI COMMETTE REATO? Accedi a facebook

Intanto lo può commettere chiunque come ci dice la norma, quindi anche i minorenni che abbiamo compiuto i 14 anni!
Quando ci introduciamo “abusivamente” (signif.) nel profilo di un social network di un altro violiamo la sua sfera privata. Anche se  conosciamo  password, perché facile, perché una volta ce l’hanno detta, perché scritta su pc la nostra azione resta illecita. Lo stesso accade se troviamo il computer aperto e andiamo a navigare sul profilo di un altro,  contro la sua volontà, sia che ce lo abbia detto “a chiare note”  o che ce lo abbia fatto intendere che non è d’accordo (es: “non sopporto chi si mette a leggere sul mio profilo).
Si commette un reato che ha una pena fino a tre anni di reclusione.

CORTE DI CASSAZIONE, SEZ. V PENALE – SENTENZA 22 gennaio 2019, n.2905 leggi e scarica

La Massima: Integra il reato di accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico la condotta del marito che accede al profilo Facebook della moglie, contro la sua volontà, grazie alle credenziali utilizzate da quest’ultima, a lui note da prima che la loro relazione coniugale si incrinasse, fotografando conversazioni riservate e cambiando la password, in modo da impedire alla persona offesa di accedere al social network

NOVITA’ della sentenza

La Cassazione ha ritenuto che  “la circostanza che [il marito] fosse a conoscenza delle chiavi di accesso della moglie al sistema informatico, quand’anche fosse stata lei a renderle notenon esclude il carattere abusivo.
Infatti aver detto al marito l’ID – accedi a Facebook-  e la PASSWORD, quindi in un certo senso autorizzandolo all’accesso non esclude il reato.  Perché poi il marito si è servito di quell’informazione per cambiare la password, fotografare delle chat e impedire l’accesso alla donna.  “Mediante questi ultimi  infatti si è ottenuto un risultato certamente in contrasto con la volontà della persona offesa ed esorbitante rispetto a qualsiasi possibile ambito autorizzatorio del titolare”

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