Patteggiamento: ma di cosa si tratta?
Patteggiamento è un modo di chiudere subito un processo penale con un accordo equo sulla pena.
Vediamo meglio cosa accade nella pratica.
Ho ricevuto un decreto di citazione a giudizio davanti al Tribunale o un avviso di fissazione di udienza preliminare davanti al Giudice per le indagini preliminari (GIP). Quindi su di me pende un’accusa: sono imputato di uno o più reati: fatti criminali previsti dal codice penale o da altre leggi.
Se le prova raccolte dall’accusa (cioè dal Pubblico Ministero) sono fondate e ho scarse possibilità di difendermi, cioè di rappresentare una diversa verità, devo seriamente considerare di patteggiare per ottenere una pena molto contenuta.
processo e PATTEGGIAMENTO
Senza entrare nel dettaglio di come si svolge un giudizio penale davanti al Tribunale o davanti al GIP dobbiamo sapere che si tratta di una vicenda che:
– avrà tempi lunghi, almeno tre udienze (se non molte di più)
– avrò l’obbligo di essere seguito da un avvocato (che si occupa di diritto penale) che avrà un costo che dovrò sostenere
– dovrò fare “l’impossibile” per dimostrare la mia verità; opposta o distante da quella rappresentata dall’accusa che mi vede colpevole di fatti criminali;
– dovrò difendermi anche dalla parte civile (se presente) che ugualmente mi vede colpevole di fatti criminali e vuole una prova; che userà per chiedermi il risarcimento dei danni.
In tutte le situazioni in cui la verità dell’accusa è la realtà o nelle situazioni, in cui non sono in grado di poter dimostrare una diversa verità, posso pensare di chiudere il processo con un accordo con l’accusa, per avere una pena equa.
ACCORDO CON L’ACCUSA, DI COSA SI TRATTA?
Assodato che ho poche, se non pochissime possibilità di far valere la mia verità, o se la realtà è quella portata a processo dall’accusa, dovrei scegliere un rito alternativo al dibattimento. Cioè? Evito che il processo entri nel vivo, lo blocco sul nascere, con un accordo sulla pena; pena che mi verrà data con la sentenza.
Il mio avvocato si recherà dal Pubblico Ministero che tratta il mio processo (rectius: titolare del fascicolo) e discuteranno insieme, carte alla mano, fino a raggiungere un compromesso sulla condanna.
Attenzione, il compromesso dovrà essere equo e quindi a me favorevole!
Se l’accusa propone una pena che il mio avvocato reputa iniqua è meglio lasciar perdere e scegliere un’altra strada. Ad esempio un rito abbreviato o dispiegare il giudizio ordinario: cioè fare tutto il dibattimento.
SENTENZA da PATTEGGIAmento
Trovato l’accordo tra accusa e difesa, il mio avvocato, in udienza, proporrà al Giudice (Tribunale o GIP) il calcolo di pena.
Il Giudice potrà accogliere la proposta di accordo sulla pena o respingerla; non potrà modificarla autonomamente.
Se la accoglie non avremo sorprese: verrò condannato alla pena proposta dal mio avvocato e il processo finirà in quella stessa unica udienza.
Se il Giudice non la accoglie? Non dobbiamo preoccuparci, probabilmente si tratta di un magistrato molto severo.
Infatti, non dimentichiamo, che l’accordo di pena è stato già il frutto di una trattava tra un magistrato, il Pubblico ministero, e il mio avvocato. Può accadere che un nuovo Giudice possa invece accettare l’accordo o una leggera modifica dello stesso.
QUANDO posso chiedere il PATTEGGIAmento
Non tutti i reati sono patteggiabili.
Ci sono varie ipotesi di reati in cui la norma stessa esclude che si possa trovare un accordo di pena o perché hanno una pena è molto levata.
Si tratta di reati gravi, che destano allarme sociale. Cioè fatti che socialmente sono valutati così riprovevoli da essere inaccettabile che lo Stato (Pubblico Ministero) si metta a confronto con l’imputato per un accordo sulla pena.
Per tutti gli altri reati posso richiedere l’applicazione della pena se contenuta entro i 5 anni.
Infatti la pena concordata non può superare i 5 anni di reclusione anche insieme a una pena pecuniaria.
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